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GRANDI E GROSSI MA NON BASTA.

L’esempio di una gara giovanile tra i super organizzati americani  e gli scanzonati ragazzini napoletani. Con lo stesso risultato di un incontro tra le spalle grosse del capitale e il solo titolare di farmacia? Alcune previsioni e, soprattutto, un suggerimento: occhi ben aperti

di Matteo Oberti

 

HaBaWaBa!, acronimo di “Happy Baby Water Ball”, è una manifestazione sportiva internazionale riservata alla pallanuoto Under 9, Under 11 e, da quest’anno, anche Under 13, sia maschile, sia femminile. Vi racconto del torneo da spettatore, in quanto papà di una piccola atleta, mia figlia Matilde, che con grande entusiasmo ha partecipato e vinto con la squadra la prima competizione femminile del torneo.

Con orgoglio mal celato, di un papà fiero e contento, in realtà approfitto di queste pagine per raccontarvi di un match molto particolare, nella sezione maschile, tra una selezione californiana degli USA e il nostrano Posillipo.

All’ingresso, a bordo vasca, i ragazzini americani, tutti molto alti per la loro età, biondi e atletici, in perfetta divisa fresca e stirata, sono ben allineati e sorridenti in attesa del “terzo tempo” con gli avversari; all’arrivo della squadra italiana alcuni, indicandoli, sorridono. Infatti, i ragazzini del Posillipo entrano non proprio precisi, alcuni senza calotta, altri senza accappatoio, chi chiacchierando con il compagno, chi con l’allenatore, chi salutando un parente in tribuna. Una decina di ragazzini asciutti e atletici, ma nessuno particolarmente esuberante o dalla muscolatura potente.

I ragazzini si tuffano in vasca e di lì a poco l’arbitro fischia l’inizio della partita. I sei ragazzini napoletani come furie si gettano sulla palla, incrociano gli avversari che con abili mosse, al limite del regolamento, superano senza fatica e fanno gol. Gli americani, ancora un po’ storditi, fanno fatica a capire cosa gli sia successo e iniziano a “macinare” gioco, ma gli italiani rubano subito la palla e, in contropiede, segnano il secondo gol. Così tutta la partita e in più, con alcune astuzie e furbizie, ma soprattutto con un’ottima conoscenza dei meccanismi di questo sport, i ragazzini del Posillipo umiliano gli avversari con una raffica di gol. Gli americani, delusi e amareggiati dalla sconfitta che si sta delineando, commettono falli evidenti che vengono subito sanzionati dall’arbitro, che fischia ammonizioni ed espulsioni a ripetizione. Il risultato finale? selezione USA 2 – Posillipo 12

Alla fine, i nostri ragazzini salutano gli avversari con la stessa “scanzonatura” dell’inizio partita, chiacchierando tra loro in maniera quasi disinteressata e poco ordinata. Gli americani, invece, non riescono a credere di aver perso contro questi giovani che continuano ancora a guardare con sorpresa, stupore e incredulità. Per la cronica, i bravissimi ragazzini napoletani hanno vinto il loro torneo di categoria, mettendo in riga avversari blasonati come gli ungheresi, i greci e i croati oltre che molte altre squadre Italiane.

A me, a fine partita, è venuta in mente la metafora tra la gara di pallanuoto e il match che i titolari di farmacia italiani stanno giocando – questa prima importante partita della storia – coi fondi di investimento americani (e non solo) interessati ad acquistare farmacie. Anche ad alcuni di voi lettori? Certo, nella sfida per acquisire una farmacia non ci sono vincitori né vinti, ma soltanto venditori e acquirenti. Però è un attimo immaginarsi un incontro tra il team di professionisti in giacca e cravatta e, dall’altra parte, una manciata di titolari – magari rurali, in tenuta sportiva. La similitudine è molto gustosa e, mi chiedo: chissà se finirebbe con lo stesso risultato?

La verità è che per ora fondi, gruppi e multinazionali stanno facendo molta fatica ad acquisire farmacie perché sono abituati al M&A, (acronimo per mergers and acquisitions) inglesismo che significa “compravendita” di aziende, con dirigenti di una società che s’interfacciano coi colleghi dell’altra. Ecco perché non sta funzionando: perché vi immaginate da una parte CEO, CFO e così via e, dall’altra, il solo titolare della farmacia?

La mia previsione è che i gruppi (o, più in generale, le società di capitale), parlo di quelli seri, inizieranno a comprare piccole aggregazioni già formate e già trasformate in società di capitale, per diminuire rischi e complicazioni. Quindi che fare? Restare ditta individuale, con tutti i limiti che la giurisprudenza al riguardo impone, oppure aggregarsi e fare rete, come si sente declamare adesso? Ma qual è il vero obiettivo di questa super-rete, della rete delle reti? Fare gruppo per ottimizzare le proprie risorse, creare appunto una rete di salvataggio per tutte le farmacie, oppure rendersi più appetibile per una vendita?

Meditate gente, meditate, con l’obiettivo di proteggere non soltanto se stessi, ma anche il futuro della categoria.

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